Paolo’s Home e pandemia

L’impatto della pandemia da coronavirus è stato rilevante anche sul lavoro e sulla “grande famiglia” di Paolo’s Home.
Il centro ha rivisto la sua organizzazione per adeguarla alla nuova situazione e alle direttive del governo. Le attivitá sono riprese appena passato il primo periodo di emergenza, in cui era necessario valutare il reale impatto del contagio sul paese, e nelle baraccopoli in particolare. E sono riprese tenendo conto prima di tutto dell’emergenza alimentare. Grazie alla generositá dei donatori italiani, che hanno contribuito con piú di 9.000 euro al nostro appello di emergenza, e di un’associazione tedesca, Sign of Hope, il centro ha potuto effettuare 6 distribuzioni di pacchi alimentari a circa 180 famiglie di bambini ora o nel passato in cura presso Paolo’s Home. Erano tutte famiglie in gravi difficoltá per aver perso ogni fonte di reddito. Le distribuzioni periodiche, fatte nell’arco di circa quattro mesi, hanno davvero permesso a quelle famiglie di vivere in modo dignitoso i mesi piú critici e di avere il tempo necessario per riorganizzarsi. Parecchie hanno peró dovuto lasciare la cittá e ritornare al villaggio di origine. Purtroppo difficilmente i loro figli con bisogni speciali potranno continuare ad essere seguiti da centri specializzati, carenti nel paese e quasi assenti nelle zone rurali.


Riprese le terapie e il gruppo mamme

A metá giugno sono riprese anche le terapie, su appuntamento per tutti, anche per i bambini che frequentavano il centro diurno, che per ora, deve rimanere chiuso come le altre scuole del paese (solo le classi di esame hanno ripreso le lezioni questa settimana). Per ora vengono seguiti un centinaio di piccoli pazienti con sedute di fisioterapia, di logopedia, di terapia occupazionale e con stimoli cognitivi. La sede principale di Kibera è aperta 5 giorni alla settimana; l’ambulatorio di Kivuli funziona invece 3 giorni alla settimana, uno piú dell’anno scorso. Complessivamente Paolo’s Home non riesce a far fronte alle numerosissime richieste. Purtroppo la necessitá di osservare la distanza sociale limita la possibilitá di lavorare contemporaneamente in spazi piuttosto ristretti.
Con le terapie, sono riprese anche le attivitá di sostegno alle famiglie. Due giorni alla settimana si riuniscono al centro due gruppi di mamme che condividono risparmi e prestiti per sviluppare piccole attivitá generatrici di reddito. Uno dei due gruppi si è formato alcuni anni fa ed é giá ben consolidato. L’altro si è formato recentemente e raggruppa le mamme dei bambini che frequentano, o hanno frequentato, il centro diurno. E’ un grosso successo per gli operatori del centro che hanno saputo motivare le mamme e sostenerle nello sforzo, decisamente arduo, di progettare un futuro meno dipendente, contando sulle proprie forze.  Inoltre al centro si svolgono ora anche corsi di formazione di gruppi di mamme di bambini disabili di altre strutture, previsti da un progetto finanziato dalla cooperazione italiana, di cui Paolo’s Home è tra i beneficiari. Insomma, nonostante i limiti posti dalla pandemia, il centro ferve di attivitá.


Ci sono anche brutte notizie

Ma non tutto é ripreso da dove si era interrotto. Parecchi dei bambini attualmente in cura sono nuovi, ammessi dopo la ripresa del lavoro, in giugno. Non tutti quelli seguiti prima della chiusura si sono ripresentati. L’assistente sociale sta facendo le necessarie verifiche e purtroppo spesso porta brutte notizie. Famiglie in crisi che non hanno trovato un nuovo equilibrio. Situazioni di cui i bambini risentono in modo spesso drammatico. Una delle bambine che frequentavano il centro diurno è morta, probabilmente perché la mamma non ha potuto, o saputo, intervenire in tempo durante una crisi convulsiva. Altri quattro hanno lasciato Kibera per tornare al villaggio di origine e sará difficile ora avere loro notizie. Per altri l’interruzione della terapia ha significato una velocissima regressione che ha quasi cancellato i progressi ottenuti. Il lavoro dovrá ricominciare da capo. Un vero peccato per alcuni che avevano giá raggiunto un discreto livello di autonomia e che si sperava di inserire presto nella scuola normale. I bambini che frequentavano la scuola e che ancora Paolo’s Home segue regolarmente hanno avuto esperienze diverse. Alcuni sono stati seguiti dagli insegnanti anche a casa. Altri no, e anche per loro si è registrata una regressione sia funzionale che psicologica e nella socializzazione.

La pandemia ha colpito davvero duro i nostri piccoli pazienti. E questo ci addolora, ma anche ci stimola a intensificare gli sforzi per sostenere il loro diritto ad una vita che sia la migliore possibile.

Bruna Sironi, dal 2018 volontaria di Cittadinanza a Nairobi, collabora stabilmente con la rivista Nigrizia e ha alle spalle oltre 20 anni di cooperazione in Africa.


Le attività del progetto Paolo’s Home sono realizzate all’interno del progetto SPARK- PROTEZIONE SANITARIA, ACCESSO A CIBO, RIABILITAZIONE ED EMPOWERMENT PER I BAMBINI CON DISABILITÀ E LE LORO MADRI NELLE AREE SVANTAGGIATE DI NAIROBI (KENYA) (ID 7) –
Kenya (paese prevalente) – CUP n. E41B20001260003 della Regione Emilia Romagna e con il contributo della Chiesa Valdese e della Fondazione Irma Romagnoli.