In un documento diffuso il 28 maggio scorso, l’Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, analizza l’impatto della pandemia da Covid-19 sui bambini e fornisce informazioni allarmanti.

A causa dei gravissimi problemi economici dovuti al contagio, nei paesi a medio e basso reddito 86 milioni di bambini in piú rispetto a quelli previsti alla fine dell’anno scorso si troveranno a vivere sotto il livello di povertá. Entro la fine dell’anno, il totale potrebbe raggiungere cosí l’enorme numero di 672 milioni, i due terzi dei quali vivono nell’Africa sub sahariana e nei paesi dell’Asia meridionale.

Henrietta Fore, direttrice esecutiva dell’Unicef, esprime chiaramente il timore che siano cancellati in pochi mesi i progressi fatti negli ultimi decenni e che i bambini debbano sperimentare livelli di deprivazioni ormai da lungo tempo dimenticati. Le famiglie che giá vivono ai margini della povertá, spinte nella miseria dalla perdita del già magro reddito a causa dei provvedimenti imposti per evitare la diffusione del virus, non saranno piú in grado di garantire cibo sufficiente e alloggio. Tanto meno potranno affrontare le spese per le cure mediche e l’educazione. Aumenterá inoltre il rischio di matrimoni precoci, di abusi, compresa la prostituzione infantile e altre forme di pedofilia, e lo sfruttamento del lavoro minorile anche nelle sue forme piú gravi.

In un altro documento l’Unicef dá l’allarme in particolare sul diritto negato alla salute. Afferma che nei prossimi sei mesi 6.000 bambini al di sotto dei 5 anni potrebbero morire ogni giorno a causa dei problemi causati dalla pandemia.

Per noi di Cittadinanza è una chiamata “diretta” ad intensificare il lavoro. E’ chiaro che l’accorato appello dell’Unicef riguarda i bambini di cui ci occupiamo, quelli che vivono nelle baraccopoli o in zone rurali isolate e senza servizi. In piú sono in condizioni di salute precarie e necessitano di cure mediche costanti cui potrebbero non poter piú accedere e lunghi percorsi di riabilitazione per poter vivere una vita al meglio delle loro possibilitá.

Le nostre distribuzioni di pacchi alimentari, arrivate ormai al secondo mese a Nairobi, per parecchi bambini comprendono anche i medicinali, spesso costosi, che ora le famiglie non possono piú acquistare. Negli ultimi giorni, inoltre, il team di Paolo’s Home sta preparandosi a riprendere anche gli interventi di riabilitazione, mettendo a punto le misure necessarie per lavorare in sicurezza con altre organizzazioni simili che intervengono in altre parti della cittá.

Non si sa ancora se si potrá ricominciare anche con le attivitá del centro diurno. Il governo sta discutendo di come riaprire il paese alla vita normale, nonostante che il numero delle persone contagiate sia in costante aumento – 2093 positivi e 71 morti al 2 giugno – ma ancora ci sono molte discussioni riguardo alla riapertura delle scuole.

Bruna Sironi, dal 2018 volontaria di Cittadinanza a Nairobi, collabora stabilmente con la rivista Nigrizia e ha alle spalle oltre 20 anni di cooperazione in Africa.