Come operiamo

I disturbi mentali nei paesi poveri sono largamente diffusi e si collocano molto in basso nella lista delle priorità sanitarie, dove invece hanno la precedenza malattie con una maggiore incidenza diretta sulla mortalità. Allo stesso modo risulta grave la condizione di vita di milioni di bambini con disabilità nei paesi in via di sviluppo. La maggior parte di loro non ha accesso all’assistenza sanitaria e all’istruzione (90% secondo dati Unicef).

Stigma, pregiudizio, vergogna ed esclusione colpiscono milioni di persone in quasi tutte le società e in molte aree del pianeta malattia mentale e disabilità spesso vengono viste come una colpa, una punizione per un comportamento immorale, talvolta un effetto provocato da spiriti malvagi.

Lavoriamo affinché le persone abbiano accesso ad assistenza sanitaria, psicologica e sociale di qualità, agendo a più livelli, tramite:

  • lo sviluppo di servizi socio-sanitari in collaborazione con attori locali;
  • l’investimento nella formazione e nella supervisione del personale locale, elemento chiave per ottenere risultati di lungo periodo;
  • il coinvolgimento della comunità, delle scuole e delle autorità locali, per combattere lo stigma, sensibilizzare l’opinione pubblica, affiancare alla riabilitazione concrete opportunità di inclusione sociale, incoraggiare le riforme dei servizi e della legislazione.

Lavoriamo per contribuire agli obiettivi di sviluppo sostenibile.
In particolare:

Il contributo Tecnico – Scientifico

Coinvolgiamo nei nostri progetti professionisti appassionati e qualificati, in grado di garantire un contributo scientifico di alto valore. Psichiatri, neuropsicologi, fisioterapisti e in generale professionisti della riabilitazione collaborano con noi attraverso missioni in loco, durante le quali si occupano della formazione e supervisione dello staff locale, della valutazione dei bambini, della progettazione degli interventi futuri.

Nel corso degli ultimi due anni abbiamo messo a punto pratiche di supervisione da remoto, tramite un appuntamento mensile con lo staff locale, in videoconferenza, e la condivisione di cartelle cliniche e riprese video.

Agiamo nel rispetto e per la promozione della Convenzione delle Nazioni Unite per i Diritti delle Persone con Disabilità (UNCRPD), ispirando i nostri interventi al modello bio-psicosociale di diagnosi e cura e al Movimento di Salute Mentale Globale.

Che cos’è la riabilitazione su base comunitaria?

“La riabilitazione su base comunitaria è un approccio riabilitativo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità appoggia con gran fervore da molti anni. Lo scopo è semplice: nei paesi a basso reddito e soprattutto nelle campagne non ci sono operatori sufficienti per coprire grandi aree, quindi il fisioterapista o il professionista condivide le proprie competenze con altre persone: possono essere educatori, volontari, i membri della famiglia del paziente, persone che possono essere formate con le tecniche base e in questo modo permettere alla riabilitazione di entrare nelle case e raggiungere la persona con disabilità.
In questo modo le stimolazioni e la cura del bambino possono essere seguite molto più a casa e avere dei punti di riferimento come l’ospedale o i centri di salute dove ciclicamente si può fare il punto della situazione e programmare gli step successivi. Si tratta di una modalità di intervento che sposa l’approccio medico e quello sociale. Grazie a questo apporto anche sociale, la persona viene intanto riconosciuta e iscritta all’anagrafe, la famiglia riceve dei supporti, le mamme possono ricevere dei microcrediti. In qualche modo i professionisti condividono la loro professionalità con tutte le altre figure che ruotano intorno alla loro famiglia”.

Serena Pizzato, fisioterapista