Parti con noi

Vieni a vedere perché – Parti con noi

Vieni a conoscere da vicino i nostri progetti, visita con noi il centro Paolo’s Home di Kibera o il Best New Life Shelter di Vellore. Partecipa come volontario ad uno dei nostri viaggi!

Ogni anno diamo la possibilità ai nostri sostenitori, volontari e interessati di partecipare a uno dei nostri viaggi in visita ai progetti in Kenya o in India. Il viaggio ha in genere una durata di 10/15 giorni (con possibilità di soggiorno più breve per chi avesse tempo limitato a disposizione) e le spese vengono sostenute dal volontario in partenza.

Prima di partire consigliamo la partecipazione a una serie di incontri di preparazione che organizziamo nei mesi precedenti alla partenza. Gli incontri sono gratuiti, aperti anche a chiunque sia interessato a conoscere le attività di cooperazione di Cittadinanza Onlus e senza impegno.

Il gruppo avrà modo di conoscere attraverso visite dirette alcuni dei progetti che Cittadinaza porta avanti in favore dei bambini e giovani con disabilità e disturbi di salute mentale: il centro Paolo’s Home in Kenya e il centro Best New Life Shelter.

Testimonianze

Non posso dimenticare l’eccitazione e l’ansia che provavo prima di partire per Nairobi. Sono abituato a spostarmi, viaggiare, perdermi, approcciarmi a culture diverse ed a conoscere persone da ogni parte del mondo. Ma stavolta sarebbe stato diverso. Ero lì con un obiettivo che andava oltre il piacere personale, avrei dovuto documentare fotograficamente il lavoro che viene svolto all’interno del centro Paolo’s Home, e per questo volevo sentirmi pronto, all’altezza del compito da assolvere. 

Il mio lavoro di documentazione non è iniziato con la prima foto. Premere il pulsante di scatto è un esiguo gesto all’interno di un processo lungo e laborioso che inizia con lo studio ma raggiunge la sua massima espressione nel relazionarsi con l’Altro. Ritengo sia presuntuoso ed irrispettoso andare in un posto che non si conosce ed iniziare a scattare alla ricerca del fotogramma da urlo, soprattutto se si tratta di realtà sensibili.

La fotografia non deve essere il fine, ma il mezzo, per sentire, testimoniare, raccontare e ricordare. Ed io ho tanti bellissimi ricordi di Paolo’s Home, di Hadija, Gloria, Valery, Bahati, ed anche di Janet, Eunice, Concepter e tutti gli altri, ricordi che devo mettere ancora in ordine, e che ogni tanto mi fanno scendere una lacrima, di gioia e nostalgia. Paolo’s Home è un luogo meraviglioso dove quotidianamente accadono miracoli, dove si lavora ma c’è anche tempo per giocare, dove si studia ma c’è anche spazio per la creatività,  un’oasi che ti contagia di energia positiva all’interno di un contesto difficile come Kibera. 

Andrea, volontario e fotografo

Sento la nostalgia di tante cose di cui l’Africa era ricca. Sebbene sia un continente molto più povero lo sento ricco di tante cose, non vedevo colori diversi dai miei, ma la luce dei sorrisi, il calore dei gesti e la sensibilità delle parole, non sentivo la puzza dei rifiuti ovunque, della pelle sporca di chi non ha acqua per lavarsi, respiravo forza d’animo, speranza, positività, energia, aiuto. Ero piena di curiosità e voglia di ‘toccare’ ogni realtà, persona, ambiente, più erano diversi e distanti da me e dalla mia cultura più mi affascinava, più mi sentivo vicina, più mi sentivo felice. 

Gianna, volontaria

Una volta capito di cosa si occupa Paolo’s Home e in quale contesto opera, mi sono chiesto innanzitutto se sarei stato capace di affrontare con serenità un’esperienza così forte. Sono abituato a vedere bambini sani, allegri, che giocano, frequentano la scuola e vivono in un ambiente familiare felice, in un contesto sociale amico … la normalità qui da noi, è questa.

Nelle slum di Nairobi invece, questo è un sogno, un’utopia, non la normalità. E se si aggiungono gravi problemi psico-fisici, la quasi inesistente assistenza sanitaria, la povertà e conseguente impossibilità di sostenere qualsiasi tipo di spesa, anche per un figlio gravemente ammalato, un contesto familiare e sociale difficile, banalmente anche le difficoltà spostarsi in una baraccopoli etc., la situazione diventa, per noi occidentali, difficile anche solo da immaginare, per tanti di noi impossibile da affrontare”. 

Mi ha colpito la dignità delle mamme, la loro determinazione di dare anche un piccolo aiuto ad un figlio malato che, come tutte le mamme del mondo, amano e vedono unico, bellissimo. E’ stata un’esperienza intensa, coinvolgente e arricchente sotto mille profili. Ritorni e ti senti un pò più parte dell’”umanità”… e ti viene subito voglia di ripartire

Fabio, volontario

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