Mentre il contagio aumenta – il 13 aprile erano 208 i positivi al Covid-19 e 9 i morti – si fanno sentire ogni giorno di piú i gravissimi problemi economici provocati dalle misure di contenimento del virus, soprattutto sugli strati piú vulnerabili della popolazione.

Le restrizioni nei movimenti dovute al blocco dell’area metropolitana di Nairobi e delle contee della costa, in vigore dal 6 aprile, ha giá provocato un notevole aumento dei prezzi. Un pacco da due chili di farina di mais, con cui i keniani cucinano l’ugali, una polenta che è alla base dell’alimentazione quotidiana, costava 120 ksh un mese fa; ora è 170. Mezzo chilo di zucchero è passato da 50 a 80 ksh; l’olio di semi da 140 a 180. Aumentato anche il sapone, indispensabile per contrastare il diffondersi del virus; una barra da un chilo è passata da 140 a 180 ksh. Scarseggia ormai sul mercato il pesce, che viene dalla costa o dal lago Vittoria, in particolare i pesciolini secchi, omena in lingua locale, che costituiscono un’ottima fonte di preziosi nutrienti, soprattutto per i bambini, ad un prezzo accessibile a tutti.

Mentre i prezzi aumentano, diminuiscono le fonti di reddito. Bar e ristoranti sono chiusi dal 22 marzo e hanno cominciato a licenziare i lavoratori, cominciando da quelli meno qualificati, che potranno essere sostituiti piú facilmente quando ci sará la ripresa delle attivitá. In profondissima crisi anche il settore turistico che dava lavoro a centinaia di migliaia di persone e costituiva una fonte rilevante del PIL del paese. Limitati i mercati informali, fonte di sostentamento per le famiglie degli strati sociali piú poveri. Il governo ha giá stanziato fondi per aiuti alimentari alla popolazione piú in difficoltá, in particolare a quella che vive nelle baraccopoli, ma si sa come vanno a finire spesso queste risorse ovunque nel mondo e soprattutto nei paesi dove la corruzione è pervasiva, come, purtroppo, il Kenya.

Anche molte delle famiglie dei piccoli in cura a Paolo’s Home sono rimaste praticamente senza reddito e si trovano ormai in gravissima difficoltá. Ne abbiamo in elenco una settantina, per ora. Stiamo organizzando una distribuzione di pacchi alimentari, che, speriamo, possa essere quindicinale. Insieme al cibo saranno forniti anche i medicinali di cui parecchi piccoli pazienti necessitano, alcuni, come gli anticonvulsivi, cosí cari da essere ora inaccessibili per le famiglie.

Le difficoltá sono tante, e non solo legate ai fondi necessari, ma anche alla sicurezza di chi lavorerá per la distribuzione. Mascherine, guanti e altri indumenti protettivi non sono facilmente disponibili sul mercato locale, ma faremo ogni sforzo per superare gli ostacoli e sostenere anche in questo difficile momento i bambini che abbiamo preso in carico e le loro famiglie.

Bruna Sironi, dal 2018 nostra volontaria a Nairobi, collabora stabilmente con la rivista Nigrizia e ha alle spalle oltre 20 anni di cooperazione in Africa.