Di seguito la testimonianza di Paolo Cuogo, falegname da poco rientrato da una missione di Cittadinanza Onlus a Wolisso. Cittadinanza opera sia all’interno dell’ospedale St.Luke, supportando l’ambulatorio di salute mentale e quello di fisioterapia, sia all’esterno, raggiungendo i bambini con disabilità che vivono nelle aree rurali grazie alla collaborazione con l’associazione VCBRA (Vision Community Based Rehabilitation).

Colla.
Vorrei tanto saper parlare un po’ di Amarico, la lingua comune parlata in tutta l’Etiopia.
Non solo per chiacchierare del più e del meno con la gente, ma perché sto per tenere
un corso di falegnameria in Etiopia.
Un corso nel quale ci tengo a spiegare il “perché” prima del “come”.

Mi trovo a Wolisso, Etiopia centrale, al “St. Luke Hospital” gestito in collaborazione con il
CUAMM – Medici con l’Africa per un progetto di Cittadinanza Onlus che intende dare
supporto ai partner locali, con lo scopo di progettare e costruire ausili dedicati alla vita
comune per bambini con gravi disabilità psichiche e fisiche.
Nei paesi in via di sviluppo nascere con qualsiasi disabilità amplifica a dismisura il
problema, sia per le persone con disabilità sia per le loro famiglie
, problemi che in
Europa sarebbero quantomeno gestibili in breve tempo, se non altro per la facile
reperibilità di cui godiamo di ausili e di materia prima.

La dott.ssa Serena Pizzato, fisioterapista – e moglie del sottoscritto -, durante la sua
ultima missione con Giulia Tarducci di Cittadinanza ONLUS a Wolisso, ha pensato e
lanciato l’idea di un corso destinato a tecnici e falegnami locali, un corso all’apparenza
semplice: insegnare a costruire una “sedia inclinata all’indietro”, e spiegarne il perché.
Quando cominciamo il corso nella falegnameria dell’ospedale so dire solo “grazie” in
Amarico e, come dicevo, vorrei tanto essere più sciolto nel linguaggio per poter
superare l’inevitabile distacco che si crea in queste situazioni, in modo da creare subito
un po’ di empatia tra di noi, un po’ di colla invisibile, ecco.

La fisioterapista locale Meaza ci traduce dall’Inglese all’Amarico e così ho qualche
secondo fra una frase e la successiva per pensare a spiegazioni più semplici possibili
ed essere efficace e, possibilmente, apparire anche simpatico per stemperare la
tensione mentre mi arrampico inevitabilmente in scene di mimo che fanno ridere i
colleghi falegnami. Senza sapere come si dice per esempio “colla” o “squadra” in
Amarico faremo un po’ fatica, ma pazienza.

Spieghiamo perciò alcuni fondamenti riguardo la postura corretta che un bambino
deve avere da seduto, se non ha – purtroppo – il controllo del tronco e spieghiamo
perché dobbiamo fare una sedia costruita esattamente “su misura” inclinata
all’indietro, che lo sorregga ma con la seduta a 90 gradi. Aggiungiamo alla sedia un
tavolino facile da inserire ma che non scivoli via, in modo che il bimbo possa mangiare
seduto, possa essere sostenuto da davanti e grazie al quale la fisioterapista o la
mamma possano farlo giocare con una pallina colorata per catturare la sua attenzione
e aiutarlo così ad interagire con il mondo esterno. Insegno poi come realizzare un
poggiatesta con supporti laterali in gommapiuma per sorreggere il capo. Senza fare
esempi campati per aria, durante la settimana di corso riusciamo a incontrare, a
prendere le misure e a completare tre sedie per tre bambini diversi, con misure e
necessità ahimè molto diverse fra loro
”.

Riusciamo anche a mostrare come modificare una sedia già fatta, trasformandola con
poche variazioni in una seggiolina inclinata correttamente e lasciamo ai partecipanti
una piccola guida “passo – passo” come promemoria.

Bambini, mamme e famiglie che incontriamo ci fanno toccare con mano quanto è
difficile la disabilità nei paesi in via di sviluppo. Nelle brevi ma intense giornate
trascorse assieme si creano inevitabilmente dei legami, come con quella mamma che
ci ha fatto commuovere quando ci ha mostrato come ora possa imboccare il suo
piccolo senza tenerlo costantemente in braccio, ma mentre sta ben seduto sulla sua
piccola personale sedia azzurra e bianca, evitando che cada o si faccia male, e
comunque evitando che passi le giornate sdraiato immobile a letto.

Si è creato poi un solido dialogo fra tecnici, fisioterapisti e falegnami che ci fa ben
sperare sulle finalità del corso: misurare, dialogare, progettare, costruire, provare e
ri-modificare.
Un po’ di colla, alla fine, ci unisce.

A proposito, alla fine ho imparato come si dice “colla” in Amarico.
Si dice: “colla”.

(Paolo Cuogo, falegname in missione a Wolisso)

Quest’attività è realizzata all’interno del progetto “WAVE– ACCESS TO HEALTH SERVICES FOR THE VULNERABLE POPULATION OF THE WOLISSO AREA” CUP n. E12C19000060009